sabato 25 dicembre 2010

Dopo averle portate ovunque

finalmente riesco a farle andare nel posto per cui sono state disegnate. Porto le mie Clark's nel deserto...

Ci vediamo all'anno nuovo, miei cari! Auguri, abbaci e bracci a tutti!


mercoledì 22 dicembre 2010

Se mi ritrovassi a vivere in un'altra epoca, magari nel Medioevo

come potrei approfittare del fatto che io "vengo dal futuro"? Hanno fatto film e scritto racconti su personaggi che si ritrovano, di punto in bianco, catapultati in un'epoca passata. 

Questi personaggi utilizzano la loro esperienza per farsi spazio nella società e arrivare a diventare consulenti di re e imperatori. Ricche eminenze. Ecco, io non ho basi né mediche né scientifiche. Non saprei ricreare la penicillina, uccidere batteri, curare malattie. Non saprei ricostruire una pila, un motore, un preservativo e nemmeno una ruota! Un computer, un telefono. Forse potrei legare due barattoli con un filo. Wow! Tanto meno distillare alcolici, estrarre pietre preziose, lavorare metalli, costuire aggeggi utili o armi. La polvere da sparo? Boh. Lo sciroppo per la tosse? Macchè. Il viagra? Eh!? Ricavare colori, trattare tessuti, utilizzare i caratteri mobili, cucinare cibi esotici? Nada de nada. 

«FATEMI PASSARE, sono uno stregone e ti so fare la respirazione bocca a bocca e il massaggio cardiaco perché l'ho visto fare a Mitch Buchannon dopo che per anni aveva guidato una macchina parlante»

Utilizzare a mio favore la conoscenza che ho della storia e del futuro prossimo venturo per far vincere fazioni o far crollare regni. Non ne sarei così sicuro. Insomma, dovrei capitare in un preciso momento storico di quei pochi che ricordo bene, dai tempi della scuola. Le basi economiche, letterarie, mmmh...

Potrei raccontare storie che vengono dalla mia epoca.  Riempire la testa di regnanti e cittadini di verità romanzate, di premonizioni. Potrei raccontare di presidenti che invitano a corte donne di malaffare, creano drappelli di seguaci lobotomizzati, entourage di inetti. Sai che novità nel medioevo!

Oppure potrei raccontare di comunismi, socialismi, anarchie. Storie d'amore. Film d'azione, polizieschi, roba anni '80. Raccontare di altre culture. Di altre religioni, usi e costumi.

Probabilmente sarei considerato un pazzo visionario.

Mi brucerebbero vivo!

venerdì 17 dicembre 2010

(La data è scritta sopra) Telefono a mia sorella...

«Pronto, non sai che giornata. Sono uscito in fretta e furia da casa verso le 14.45, nevicava ed era davvero bello, ma non c'era nemmeno un taxi e gli autobus erano puntuali e coerenti come alcuni deputati del Fli e di Idv. Ma vabbè, ce la posso fare. Prendo al volo il treno per Firenze, dove avrei dovuto partecipare ad una conferenza sul futuro del vino toscano all'accademia dei Georgofili e poi sarei rimasto fino a domani.

Già a pochi chilometri da Roma c'era neve ovunque - la si vedeva dal finestrino del treno - e la vocina sommessa del capotreno ha iniziato subito ad annunciare piccoli ritardi. Vabbè, che sarà mai. Ci fermiamo in aperta campagna. Vocina sempre più triste. Ritardi sempre maggiori. Vocina tristissimissima. La stazione di Santa Maria Novella è chiusa per il maltempo. Mi arriva un sms: "Convegno annullato, non venire!". Noo. Provo a telefonare, ma la rete non funzionava. 

Dovevo avvertire qualcuno che io ero comunque partito, che non sapevo che fare. Niente; tutto tace, la linea è piatta. Arrivati alla stazione di Firenze, quella dopo SMN - come si chiama? - vabbè... C'era un delirio. Persone ammassate in treni regionali bloccati dall'impossibilità di smuovere gli scambi; ritardi di ore e ore accumulati. Neanche un taxi, men che meno un autobus. Ancora senza linea. Scendo dal treno e la calca mi trascina verso l'uscita. Un freddo polare, almeno 20 cm di neve. Passa un Eurostar, lo vedo arrivare, va verso sud. Corro e non so come, insieme ad altre 6 o 7 persone, salgo. Sono arrivato tardissimo a Termini, monto sul 90 e vado verso casa, appena scendo dall'autobus inizia a diluviare e becco acqua a secchiate. Ora sono finalmente a casa, tu?

«Uh, io stravolta, sono appena uscita da un massaggio ayurvedico»

«...»

martedì 14 dicembre 2010

Io ne ho...viste cose che voi umani non potreste immaginarvi

Navi da combattimento dei carabinieri in fiamme al largo dei bastioni di Orione e in via del Babuino.

E ho visto i raggi S, (san pietrino, ndUbi) balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser, di piazza del Popolo e via Flaminia…

Ho visto teste di cazzo rovinare tutto con le loro spranghe e bottiglie incendiarie, perché quelle di champagne erano rimaste in frigo. E ho visto giovani che manifestavano per le loro ragioni, messi in mezzo e picchiati per colpa delle teste di cazzo di cui sopra.
E tutti quei… momenti andranno perduti nel tempo delle repliche tv e dei talk show…perduti nel tempo delle fiducie comprate; delle colpe di chi è capro espiatorio anche quando la situazione è più complessa di quella che sembra. Perché c'è da dire che non è certo colpa della signora Tulliani in Fini (o dei Fini in Tulliani durante i loro momenti intimi) se è successo quello che è successo. Come tutti vogliono farci credere. «Perché era meglio non alzare polveroni inutili». Inutili li chiamano...

Come… lacrime… nella pioggia…si perdono anche i disturbatori di professione: quelli della Nord e della Sud, le curve che raddrizzano le spranghe, coi volti nascosti da sciarpe e caschi non per paura di essere riconosciuti, ma per la vergogna. E dei centri di gravità della Destra aggressiva e della Sinistra strillona. Si perdono nelle vie distrutte, nelle vetrine infrante, nelle teste spaccate e nei salotti buoni dove si ritirano i mandanti che oggi gridano, domani cantano insieme.

È tempo… di morire… »


(Grazie a Patè per l'ispirazione e a Rutger Hauer per l'adattamento che ha promesso di recitare semmai dovesse fare un film sui replicanti)

Sono rimasto bloccato dal bel tempo

Mi ha fregato tutto il week end. Dice che gli impianti erano aperti e noi siamo andati. «Capirai», ci siamo detti, «se c'è oggi e c'era ieri, tiene e poi porta neve da venerdì. Che ce frega, andiamo».

Senza internet, col cellulare che prendeva malissimo e gli sci rimasti in macchina.

C'è toccato bere litri e litri di punch degli abruzzi. E di neve neanche l'ombra; si poteva andar per margherite, ma non l'abbiamo fatto. Eravamo ubriachi e indolenti. Più ubriachi che indolenti. Allora potevamo fare un giro con i quad, ma ci mancava il quid. Eppoi l'ho detto, eravamo ubriachi e indolenti e ci saremmo fatti sicuramente male. Un male cane e immeritato. Allora meglio gli arrosticini.

E io li ho visti ieri sera i vostri commenti al post dell'abbuffata. E vi ringrazio, ma siccome non c'era neve abbiamo iniziato a vedere Prison Break, la prima serie. E ce la siamo sparata quasi tutta. Allora io appena tornato sono andato avanti. Ora mi mancano la puntata 21 e 22 e questo post è solo una pausa perché facevo prima a raccontarvi di com'era andata che rispondere a tutti i commenti. 

E naturalmente è inutile che io stia qui a dirvi che appena abbiamo caricato le valigie in macchina...È iniziato a nevicare; solo per rompere le palle mentre scendevamo, perché di tornare su non se ne parla, almeno fino a gennaio. Torno a Prison Break e poi mi faccio tatuare delle piste da sci sul corpo. Quelle di Ovindoli. 

C'ha ragione Max Tortora comunque.

mercoledì 8 dicembre 2010

Il sangue dei vinti

Questa sera sono andato a cena in uno di quei ristoranti che fanno cucina americana e siccome la cucina americana altro non è che grossi e grassi hamburger, ci infilano dentro specialità messicane con la pala. E queste specialità messicane sono l'acerrimo nemico del fegato, del benessere, della vitalità. I nachos e i burritos e alter coses, che sguazzano in salsine verdi o bianco acide e chili con fagioli durissimi che hanno un intrinseco potere dilatatorio a contatto con la saliva e i succhi gastrici. Ora ho una piantina di fagioli che crescerà e crescerà, fino in cielo, ma io sarò morto, divorato dallo stesso mostro carnivoro.

E questi sono solo gli appetizer.

Perché per cena, quella vera, ho osato ingerire un baconcheesburgerconcipollasenapepatatineepomodoro, una sola misera sottilissima fetta di sano pomodoro. Quantità carne: 300 grammi fuori e 8 chili dentro. Forse di più. Al sangue vivo direttamente stillato nel retrobottega dal fratello del bovino morto per la causa. Onore al fratello caduto.
Questo panino dalle dimensioni spropositate mi è stato portato con una cariola trascinata a fatica da un nanetto bengalese di un'affabilità tipica degli omini bengalesi che lavorano nei ristoranti americani del centro di Roma. Detestano la clientela composta per lo più da professionisti - e con professionisti intendo avvocati parafangari - che si sollazzano rumorosamente rivolgendosi alle proprie donne telegeniche parlando a bocca piena e sputacchiando cibo.

Entrato in apnea profonda sono infine riuscito ad ingurgitare il mattone macinato grazie all' indiscusso sostegno di un fiume di vino rosso e ketchup che sembrava un torrente della riserva mohicana.

Alla fine ho saltato il dolce - una nauseabonda cheese cake - e ho preso un caffè.

Sono così appesantito che l'ascensore ha gridato matè, come un lottatore di kumitè che si arrende dopo un combattimento - sì, ho rivisto "Senza esclusione di colpi" da poco - e mi sono dovuto trascinare carponi per le scale, brancolando nel buio perché la luce era troppo in alto. Ho deciso che non mangerò più carne. Ridurrò piano piano fino ad azzerare. Ho sempre nutrito un certo sospetto nei confronti dei vegetariani e degli astemi - e di solito le cose combaciano - ma mi tocca arrendermi all'evidenza che la verità appartiene loro. D'altronde gli animali più forti in natura sono erbivori - elefanti, tori, rinoceronti - e i più cattivi e aggressivi mangiano carne come le tigri, i leoni, le iene e Sallusti. Mi nutrirò di bacche, fiori, frutti e verdure di stagione. Berrò acqua di cocco e nettare. Mai analcolici alla frutta a piacimento del barista; quello sarebbe cadere troppo in basso.

Sto malissimo! Secondo me non dovevo mettere lo zucchero nel caffè...è stato sicuramente quello.

sabato 4 dicembre 2010

Visto che Libero elargisce consigli

Uno ve lo do io.

Questa mattina sulla prima pagina del quotidiano diretto da Belpietro c'erano le foto segnaletiche dei 45 traditori «voltagabbana» che hanno lasciato il PdL per il Pli. E sotto ogni foto il direttorissimo ha segnalato l'email per permettere ai quei cittadini al di sopra di ogni minimo ritegno di insultarli e spammarli di merda - sì, spammarli -

Belpietro scrive: «I cittadini indignati dal ribaltone potranno così far sentire la loro voce ai diretti interessati. Potranno rivolgersi a quel gruppo di parlamentari che è pronto a sovvertire la volontà del popolo sovrano e ad affidare le chiavi di questo Paese a una maggioranza non legittimata dalle urne. Una maggioranza in cui, magari, si infilerà anche la sinistra. Un vero paradosso». 

E qui la perla: «SCRIVERGLI E' SEMPLICE - L'indirizzo email pubblico dei deputati segue questo formato: cognome_inizialenome@camera.it. Un esempio: bocchino_i@camera.it. Fate sentire la vostra voce»... segue lista di streghe da bruciare, eretici da mettere alla gogna e traditori da esporre al pubblico ludibrio da parte difensori dell'ingiustizia, dei tronisti e degli squallidi arrivisti. 

Ma il signor Belpietro, io l'ammiro perché è un genio! Il giochino cognome_inizialenome@camera.it vale anche per tutti gli altri! 

Illuminazione. 

Amici miei, potrete scrivere a quei signori che ieri hanno offeso il Presidente Napolitano, a quei leghisti che sappiamo bene cosa dicono e fanno in barba alla Costituzione. Ma anche al Pd che tace e aspetta chissà cosa, a quei paladini dell'Idv che...che...a loro allegate un corso accelerato di grammatica, iniziamo piano piano. 

A quei ministri con i quali gli studenti non riescono a parlare, per esempio, l'email gliela sfonderei...

Grazie direttorissimo, i sempre più numerosi anti-regime ringraziano, 

Allego pernacchia.

lunedì 29 novembre 2010

Interno giorno

dalla finestra aperta le tende tentano di rallentare i raggi tiepidi del sole d'autunno, quello delle 2 di pomeriggio; entra del pulviscolo che balla un valzer muto, fortissimo, dal ritmo irrefrenabile. Qualcuno sonnecchia sulla poltrona, mentre la tv senza volume ciarla, discute, scasalinga casalinghe private delle loro emozioni, farcite di quelle della conduttrice e degli autori. Qualcun altro riposa in camera con la radio accesa, le voglie spente. Il cane è beato, tramortito, con il lungo muso sul tappeto colpito da quei raggi che sono riusciti a farsi largo. Di là, nella vecchia cucina, cade una pentola: un colombo, un piccione (qual è la differenza?) una coppia che s'incontra nel letargo degli altri. Non si sa, ma la casa si sveglia e il romanzo finisce. Inizia la realtà. L'operatività, i problemi, il quotidiano; la normalità, certo, ma con i tempi sbagliati. Dov'è, che fa, dove l'hai messo, a che ora torna, ma dove vai!? Il caffè!!

Tutta la poesia svanisce perché il brulicare frenetico della vita uccide gli animi pacati. Devo rallentare. No, non posso tornare ai pranzi fuori, alle pause caffè, al prendo un'insalata veloce e la mangio sulla scrivania. Ho bisogno del meriggio, della siesta. Avrò bisogno del meridione. 

Venerdi torno a Roma.

sabato 27 novembre 2010

Qui tutti salgono sui tetti

ma che c'andate a fare sui tetti? Arrampicatevi sulle tette piuttosto. Una tempo si scendeva in piazza, si andava in fondo alle cose. Ora si sale, si assale, ci si alza...se va bene ogni tanto vi si alza. Punturina, tiè. Una volta, da piccoli, abbiamo costruito una capanna sull'albero, ma non la usavamo per farci vedere, anzi, al contrario ci nascondevamo lassù e potevamo guardare senza essere visti.


Ora invece per essere visti si deve salire. Vabbè, in un mondo che va al contrario ci si doveva aspettare una cosa del genere. Prima o poi inizieremo a guardare l'ora allo specchio e dopo un po' non capiremo qual è il senso giusto. Dal top-down al bottom-up, - con le botton down - non fa una grinza, a pensarci bene. Parlo della camicia.

Dopo gli operai bresciani, anche a Venezia dieci lavoratori sono saliti sui camini della petrolchimica e hanno incominciato a ballare con delle tate dalle borse capientissime; ah no, erano tute, non tate.
A Venezia c'è l'acqua alta, sai che tuffi da quei comignoli. Carpiati, avvitamenti, fanno i salti mortali per campare.

Sono sicuro che Vespa presto costruirà un plastico di una fabbrica e poi ci salirà su, alla fine della puntata lo regalerà a Brunetta che ci giocherà con Barbie operaia. Brunetta con le Barbie ci fa i giochini, beato lui. Gioca con Barbie operaia perché Barbie ricercatrice purtroppo non esiste, o meglio, esiste, ma in Italia non si trova più, bisognerebbe importarla, ma non conviene, costa troppo.

Montezemolo invece ha chiesto di cambiare cognome in Citorio, Montecitorio. Preferisce, giustamente. La Carfagna ha annunciato di sposarsi con Mezzaroma, l'altra metà c'è rimasta malissimo.  Pierferdinando continua a fare Casini. 
E con le stronzate composte, per oggi abbiamo finito. Scomponetevi pure; per favore.

Siamo arrivati a questo punto e a me prende male - come il cellulare in galleria - e  ancora non vedo  bene la luce - come in galleria dentro a un cellulare della polizia che porta studenti incazzati - anche se so che la luce c'è, fioca, ma c'è. Forza che c'è, il 14 è vicino.


martedì 23 novembre 2010

Cercasi Immagine

Cos'è un'immagine? È la rappresentazione di ciò che aspettiamo di vedere oppure è qualcosa che non deve essere trovata, perché il significato è più forte, se il significante non si palesa? Ce lo chiedevamo,  in termini molto meno spiccioli di questi, durante il giro della Calabria che abbiamo fatto questa estate con un Mercedes 220 del 1971 del vecchio Tis (autore di alcuni scatti).  Arrivati ad Altomonte, dopo il giro della costa Jonica e quella Tirrenica, sfiorando il Pollino e adagiandoci sui monti della Sila, prima di tornare a casa, forse qualcosa l'abbiamo trovata. Una domanda che riecheggia, più forte che mai.










Chi è veramente dietro le sbarre? Chi cerca il sapere senza trovarlo o chi si affida, da lontano, all'effimera conoscenza altrui?

















 Ogni tanto ci si adagia e si aspetta che sia l'immagine a cercare noi. Succede, non sempre, ma succede.















Oppure si cerca il riflesso di se stessi nell'immagine artefatta da qualcun'altro, quando l'arco della verità è a due passi.

















 E non bisogna spaventarsi se la porta dell'arco sembra invalicabile, la forza non serve.



















Soprattutto se ci si domanda se l'immagine che qualcuno ci costringe a portare addosso sia davvero la nostra

















(foto e soggetto della stessa "ragazza in cerca di immagine")

















Bisogna provare a buttarsi a capofitto























 ...E bruciare i simboli di oggi e di ieri























Che si sovrappongono, confondendo le idee
















...lasciandoci incompleti, ai margini di una strada statale che costeggia il mare.

giovedì 18 novembre 2010

Foto racconto del mercato "Tsukiji shijō" di Tokyo


Svegliarsi alle 3.30 del mattino può essere un sacrificio, ma farlo per andare a vedere il mercato del pesce più grande del mondo è un’esperienza unica. Il primo impatto con Tsukiji shijō a Tokyo è molto forte, come l’odore e il freddo di febbraio del resto. Tutto è bagnato, umido, ad iniziare dalle scarpe – le Clark’s sono state decisamente una scelta sbagliata – ed è avvolto da una membrana unta che all’inizio, come l’ovatta, attutisce i rumori e le luci al neon che vengono assorbite da quelle pareti che un tempo erano lucide e pulite. 



Uno, due, tre un’infinità di blocchi; per trovare la famosa asta dei tonni giganti ci si accorge presto, purtroppo, che basta seguire il flusso dei Gaijin, i visitatori non giapponesi, ossia: i turisti. Il Giappone è il maggior consumatore al mondo di carne di tonno rosso, quello del Mediterraneo, ed è anche il principale responsabile della condizione precaria in cui tutta la specie verte da qualche anno. La massiva caccia al nobilissimo e – purtroppo per lui – saporitissimo animale è additata dalle associazioni ambientaliste come genocidio di massa incontrollato in cui esportatori europei lucrano sui pericolosi vizi dei nipponici, troppo attaccati al loro amato sushi, a danno dell’ecosistema del Mediterraneo e dell’Oceano Atlantico. Nel 2008 sono stati consumati dai nipponici 410mila tonnellate di tonno. Una volta rintracciata l’area delle vendite all’asta, siamo riusciti ad assistere, non senza difficoltà, anche a quelle compravendite che normalmente sono vietate al pubblico. Migliaia di “cadaveri” stesi per terra, decapitati, senza coda, per riconoscere la carne, e con un cartellino che identifica provenienza, qualità, numero di lotto e prezzo di partenza. Le offerte sono gestite da un battitore urlante, ma pacato. 


















Dal momento dell’acquisto è possibile seguire tutto il percorso che l’animale farà all’interno del mercato per arrivare poi nei ristoranti di tutto il Paese. All’esterno degli hangar delle aste – c’è quella del tonno fresco, di quello surgelato e del pesce spada – è tutto uno sfrecciare di mezzi a tre ruote in cui i guidatori stanno in piedi e dietro, su un ripiano di metallo, sono adagiati i prodotti acquistati. Occorre stare molto attenti a questi carri a motore e non intralciare il lavoro degli addetti anche perché possono essere decisamente pericolosi.




 















Il pesce arriva sulle bancarelle a tranci - i più pregiati sono quelli della parte ventrale, più grassa e di colore più chiaro - e lì si dà il via alla pulizia e alla sfilettatura con gli Oroshi hocho, coltelli di un metro e mezzo, simili a spade Katana, impiegati da sempre esclusivamente per questo scopo. Superata la zona centrale delle 1.600 bancarelle si accede ad una vasta area in cui si alternano negozi di utensili e ristoranti che aprono intorno alle 6 del mattino. 



 




















Per quanto si possa essere contrari allo sterminio indisciplinato del tonno rosso, non si può non fare colazione in uno dei sushi bar del mercato, dove a detta di tutti - ma anche nostra – facendo una lunga fila è possibile mangiare il sushi e sashimi più buono e fresco del mondo. Oltre al tonno infatti, ci sono migliaia di altre specie di pesce freschissimo che abilissimi cuochi, in attività all’interno di Tsukiji shijō da generazioni, cucinano abilmente e a prezzi contenuti.



 

lunedì 15 novembre 2010

Digrigno i denti

Ma tantissimo, sin da quando ero bambino: si chiama bruxismo e non è né un movimento politico degli anni '70, né un fan club esegetico di Mel Brooks.

Anche se il vecchio Mel mi fa sempre sganasciare e smascellare, un po' come il bruxismo.

Da piccolo ogni tanto mi ritrovavo mia madre in piedi, nella notte, che mi fissava con odio e disperazione; sono sicuro fosse armata per uccidermi, armata fino ai denti - e mai espressione fu più calzante direi, infatti era armata di calza scarpe con bastone di legno e manico in avorio a forma di manina che mi aveva regalato mio nonno, era una vera e propria arma contundente che lei avrebbe usato volentieri contro un dente, ma che anche due.

Digrigno i denti così tanto che una volta stavo con una tipa che dormiva con la maschera nera, ma non quella per gli occhi che ti davano un tempo in aereo, quella dei saldatori, per ripararsi dalle scintille accecanti della frizione tra incisivi, canini e molari che appunto, si chiamano così per la loro capacità frizionante e leggermente frizzante, come la Brio blu.

E uso il bite: quell'apparecchio di gomma che oltre ad avere un indiscusso effetto anti libidine per donne occasionali e non, ma soprattutto non - perché con quelle occasionali non lo metto quasi mai, un po' come la canottiera che «ah ah, io dormo nudo!»...e poi mi sveglio tutto anchilosato - E per fare questo bite, dicevo, sono mesi e mesi che ne utilizzo uno "provvisorio" e faccio al contempo visite periodiche continue da un ortodonzista, ortodontista, ortodentista, insomma da questo signore col camice bianco, la segretaria bona e un sorriso orrendo - che ogni volta mi vien voglia di consigliargli un buon dentista o un pugile professionista che ne giustifichi le storture agli occhi dei clienti paganti - e finalmente, dopo misurazioni millimetriche a cadenza bisettimanale per una chiusura perfetta, una serie di marcati dinieghi al dentista che si proponeva come una valida alternativa all'infermiera bona e un conto salato che fa venire l'amaro in bocca - e si sa, l'amaro, anche se si chiama così, è pieno di zuccheri e poi vengono le carie e il dentista ne mastica di carie... - mi sta per dare il "definitivo", proprio domani, pensate!

E io ieri sera, accendo la tv e cosa vedo? La pubblicità di uno stronzissimo bite automodellante che vendono in farmacia chissà da quanto tempo e magari costa pure due lire, assicura sogni erotici bagnati, risvegli senza postumi dell'alcol e sonni lunghi e profondi.

A me Murphy me spiccia casa!

domenica 14 novembre 2010

La fine della seconda Repubblica e l'Erasmus

Un governo tecnico. E, forse in seguito, la Prima Vera Repubblica. Abbiamo mai avuto una repubblica veramente democratica? Direi di no. La prima è caduta perché chi ha governato ininterrottamente per decenni ha fatto i propri comodi, rubava, arraffava, imbrogliava, faceva leggi ad personam quando le persone interessate erano tante e non soltanto una. 

La seconda sta cadendo perché quelli che governano da 15 anni rubano, arraffano, imbrogliano e fanno leggi ad personam, ma l'interessato è uno soltanto, almeno all'apparenza perché in realtà non è proprio così. Bene, allora mi chiedo, se non c'erano democrazia, meritocrazia, amor di patria - se non per la nazionale di calcio e ora neanche quello - se mancavano il senso dello stato, del pudore, quello di Smilla per la neve e quello di ragno, possiamo mai dire di aver avuto una repubblica democratica? Fatta l'Italia dobbiamo fare gli italiani - e questo è ancora un problema tra diverbi, federalismi, incomprensioni - e solo allora potremo parlare di cosa pubblica. La cosa pubblica non c'è, la res pubblica langue. 

Che poi, l'Italia è fatta o il lavoro è rimasto a metà? Perché per quanto mi riguarda l'italia fisica esiste,  come no, ma quella politica è a due o addirittura più velocità.  Quelli lassù non si sentono italiani e forse hanno ragione, sono diversi, il clima è diverso, la lingua, le abitudini, come biasimarli? Andate a chiedere a un siciliano, a un calabrese o a un napoletano se si sente identico a un friulano. «Il Friuli, e chidè?!» E viceversa. E allora io non mi permetto di dare suggerimenti, non sono nessuno per farlo e tanto meno ho l'esperienza di una "repubblica" passata. 

Quindi mi fermo qui, aspetto speranzoso che un giorno potrò votare per una persona che fa gli interessi della società civile e non del solito gruppetto che di padre in figlio si tramanda il potere fine a se stesso. Spero fino in fondo che tutti inizino a volersi conoscere prima di sparare giudizi negativi, che qualcuno faccia un giro da queste parti o da quelle e poi se ne faccia un'idea. L'erasmus lo dovete fare in Italia. Lo studente di Messina deve andare 6 mesi a studiare a Trento perché non sono tutti austro-stronzi, quello di Trieste a Catanzaro e capire che non tutti fanno sparatorie a Palmi.  Il genovese vada a Roma e il romano studi per un po' ad Aosta, così capisce che il Terminillo non è il massimo possibile, che le cose si possono fare anche non a cazzo di cane. Poi si vedrà.

martedì 9 novembre 2010

Italiani brava gente

La cosa che mi fa incazzare è che ora sono tutti anti Berlusconiani. «Ma sì, a me non è mai piaciuto in realtà, che te lo dico a fare?!»

Più di chi lo è sempre stato, meglio di chi lo è sempre stato, perché loro non sono facinorosi, analizzano le questioni con intelligenza. Non fanno certo come gli strilloni che poi, sotto sotto, si arrichiscono alle spalle di chi crede alle loro stronzate.

Avremmo potuto risparmiarci anni di buio totale se non foste stati così modesti e restii a manifestare la vostra intellighenzia. Cattivelli! 

Vi ammiro, comunque. Ammiro il vostro indissolubile aplomb nel saltare giù dal carro prima che finisca nel fango. Due bottarelle al vestito impolverato e «tranquilli, non mi sono fatto niente!».

Ora siete tutti quanti stati sempre finiani, con Casini ci giocavate a briscola da ragazzini - dopo la messa della domenica - e Rutelli, che piacione, eheh, m'è sempre stato simpatico in realtà. Mastella no. Montezemolo non lo so, aspetto di farmi dire cosa devo pensare su Montezemolo, c'è ancora troppa reticenza.

Almeno finalmente si vede un po' di luce, grazie mille, oggi sono allegro. Benigni è stato meraviglioso. Meraviglioso.

sabato 6 novembre 2010

Questo è un post post postmoderno

Il rumore bianco delle grida esasperate di un mondo di muti in cui chi può parlare è re. Punto. E a capo.

Il nero che assorbe la luce filtrata da una pellicola di ipocrisie. E poi la rigetta come cibo per pulcini. 

Siamo i pulcini. Probabilmente.

mercoledì 3 novembre 2010

Sono preOccupato senza contratto

e questo mi preoccupa. Non poco. Sono stufo di fare gavette, provette, stagini, collaborazioncine e pezzulletti. Stufo stufissimo dei grazie mille, lei è fantastico, ma no, non doveva, certo, no no, nessun impegno. Ma le pare? La notte di Natale non la festeggio mai, nooo, giuro, mai! Il Capodanno fa ribrezzo anche a me. Esattamente, una festa per shampiste, naturalmente. 

Vabbè, sto esagerando, non è così. Se non altro perché non ho un strafottutissimo contratto e quindi non possono esigere niente da me. Il che se ci pensate è ancora peggio. Sono asservito senza un reale motivo formale, ma solo per non permettere a qualcun altro di prostrarsi al posto mio che, chissà, magari domani hanno una botta di generosità e firmano un paio di fogli di carta. Anche a tempo determinato andrebbe benissimo! Determinato dal fato, dalla maga Magò, dal signor "l'editore", che chi l'ha visto mai quello là. Determinato a lavorare e poter fare progetti non dico a lungo, ma almeno a medio! Il medio; dite che me l'avete dato il medio? Eh sì, lo sento, forte e chiaro. Grazie.

Oppure me ne vado. Papà, mamma, vado a cercar fortuna all'estero. Emigro. Gli italiani non hanno mai smesso di emigrare all'estero. Ora lo fanno in maniera più charmant, ma alla fine il risultato è sempre lo stesso. Me ne vado perché non c'è lavoro, perché il sistema è corrotto, perché non funziona niente e per mille altre cose che conoscete benissimo e non stiamo qui a ripetere che poi magari pecchiamo di qualunquismo. 

Ho fatto un week end in Austria e mi è successa una cosa strana, stranissima. Non mi era mai capitato di andare all'estero e di non elogiare qualcosa di nostrano. Figuriamoci, c'è sempre qualcosa che da noi è meglio, per forza. Insomma, la fierezza resta. Manco per niente. Nemmeno una sera che abbiamo mangiato in un ristorantino pakistano ho pensato, ma pensa che se magnano questi. Era buonissimo. Cazzo. Solo che gli austriaci sono degli stronzi freddi bastardi, ma che c'entra, non possiamo sempre vincere solo perché siamo "simpatici": è squallido ed è al contempo la nostra rovina.

Naturalmente non c'era nemmeno un giornale che non prendesse per il culo Berlusconi e Ruby Rubacuori. Ma porca troia, Ruby Rubacuori. Cos'è, un fumetto erotico degli anni '50? Un filmaccio con un attempato e stempiato Dick Tracy de noantri? No, non mi va di continuare. Me ne vado. Ma io non sono un codardo, forse dovrei restare. O probabilmente sono un fifone. O forse me ne dovrei fregare perché la vita è una e una soltanto e non bisogna per forza spenderla a sistemare le cose degli altri per chi verrà. Insomma, a me non c'hanno mica pensato le generazioni passate. E in questo includo i miei genitori e i loro amichetti che giudicano, ma non fanno. Non hanno mai fatto e hanno lasciato governare l'Italia a questo branco di furfanti. Ora non fate quelli che «nooo, resta acca', nun ce lassà». Ci dovevate pensare prima.

E forse anche io.

martedì 26 ottobre 2010

Credo di non credere in niente di credibile

Tanto per cominciare, ho detto Credo... e già non è credibile.

Poi credo alla gente, ma se credi a tutta la gente, finisci per non credere a nessuno, Credo che un giorno sarò soddisfatto sentimentalmente, economicamente e socialmente e questo mi rende insoddisfatto, a priori. 
Credo che un giorno smetterò di fumare - anzi ne sono sicuro - ma mentre metto nero su bianco questa affermazione, sto gustando una bella sigaretta. Lo stesso vale per l'alcol naturalmente. Credo nello sport e nell'attività fisica, ma non ne faccio perché allo stesso tempo credo nell'ozio, ma non quando ozio. 

Credo che il mondo un giorno andrà meglio, ma siccome leggo di gente che crede a questa assurdità da quando studiavo letteratura greca a scuola credo proprio che non assisterò a questo cambiamento. E ne sono felice. Almeno credo. Credo nelle certezze della tecnologia e una di queste è che il mio mac diventa vecchio, il mio cellulare pure, il mio stereo non mi soddisfa e l'ipod non ha abbastanza memoria. Senza parlare del vibratore che uso con le squinzie: serve più grandeee! Credo che la parola squinzia sia tremendamente retro e che anche mio padre mi direbbe che non è abbastanza toga, né ganza al giorno d'oggi. Ma in fondo credo di no. 

Credo che chiunque debba inserire la politica, per forza, a tutti i costi in un discorso del genere non creda veramente nella politica e quindi non lo vorrei ascoltare né imitare. Credo fermamente negli accenti acuti e in quelli gravi, ma è grave che non tutti siano così acuti da sentirne la differenza fonetica. Credo nella grammatica, nella cultura, nell'utilizzo delle parole, ma credo di essere uno dei pochi rimasti a crederci. Io e Nanni Moretti. Vero Nanni? Ma che ne sai tu, che poi esageri! 

Credo negli eccessi, anche in quelli di zelo. Sì, esistono, anche in qualche ufficio statale. Credo che le donne siano la cosa più bella del mondo, ma se non ci fossero gli uomini, loro non lo saprebbero mai e questo vale anche per i barboncini e i carlini che se non ci fossero gli uomini che amano indistintamente una bella figa questi sgorbi sarebbero già estinti. 

Credo che la gente abbia bisogno che altre persone gli imbocchino le idee come a dei bambini e una volta che queste idee smettono di essere imboccate, anche se recepite, si perdono nel nulla, come bambini nella folla. Qualcuno li cerca, ma non sa da dove incominciare. 

E ora credo che mangerò. Mangerò delle tagliatelle al tartufo bianco, roast beef con purea di patate e per finire fragoline di bosco con gelato alla crema. Ma credo che la mia pasta al burro non saprà di niente di tutto ciò. Meno male che c'è la Nutella. Quella credo debba esserci sempre. E allora basta.  Vero Nanni!?


venerdì 22 ottobre 2010

Premi PLAY

Hai letto il titolo? E premi Play, su!



Fatto?

Bene, ora puoi scorrere perché tanto non è un vero video, è una sequenza di fotografie...
 
Sentite questa canzone, la conoscete benissimo. Non vi genera allo stesso tempo un misto di inesauribile malinconia e un leggero solletico che vi fa ghignare un po'? Come quando camminate a passo svelto per andare chissà dove ed ecco un'improvvisa folata di quel profumo che conoscete alla perfezione e vi ricorda qualcuno, magari qualcuno che avete amato, una nonna, una compagna di liceo, la vicina di casa, che ne so, questi sono affari vostri. Sono uno sbuffo sullo scoglio e su quello scoglio ci siete voi che proprio non ve l'aspettavate. Prima vi incazzate, ma poi, chi se ne frega! Respirate a pieni polmoni.

Continua e incalza, sentite il ritmo? Ma è autunno, no? Il mare è bello d'inverno semmai. Almeno così dicono. No, non è vero, il mare d'inverno non è bello, cioè, sì, ma non quanto quello dei primi freddi. Quello delle passeggiate con gli ultimi soli che vi schiaffeggiano con la foga di una vecchia zia perché le avete scombussolato i cassetti in camera, le avete letto delle vecchie lettere di quando qualcuno era pazzo di lei, ma non si poteva proprio fare. Quegli schiaffetti non vi fanno male, sono senza cattiveria,  vi fanno piacere. Ridete insieme!

Ecco, ora scordatevi tutto, annullate tutto, vuoto totale. Ci riuscite? No, state, leggendo.

Fate una pausa. Contate fino a 20. Lo so, venti è un sacco, un'infinità, ma non siate pigri, fatemi questo favore!

Via, UNO...

 ____________________________________________________



Finito? Non sarete stati troppo frettolosi? Non credo.

Bene ora che avete ripreso a leggere arrivo al punto.

Quante volte vi concedete una pausa durante la giornata? Quanto è diventato complicato, quasi innaturale? È una cosa fastidiosa, non trovate anche voi? Io oggi non voglio scrivere niente di simpatico, nè di profondo e tanto meno di complicato. Voglio solo che accettiate un regalino da me. Avete capito di che si tratta? bene, buon ascolto e poi buon week end a tutti.

domenica 17 ottobre 2010

Prendo raramente il taxi

ma mai e dico mai all'interno mi è capitato di trovare la radio che non parlasse della Roma o della Lazio. Ma che cazzo, ci sarà qualche tassinaro che ascolta della buona musica? O sono tutti tifosi sfegatati a livello preoccupante? 

A parte il fatto che davvero non mi spiego come cazzo sia possibile parlare della Roma o della Lazio o di qualsivoglia altra squadra di calcio per 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Come si fa? È inumano. Potrei parlare di figa per ore, ininterrottamente o tiè, di calcio in generale, ma non di una sola donna o di un'unica, petulante squadra di calcio. 

L'altra mattina in più o meno mezz'ora di corsa, un tipo ha elogiato l'aquila laziale - che per chi non lo sapesse è un'aquila vera che fanno svolazzare sullo stadio prima delle partite - per tutto il tempo. E l'aquila qui e l'aquila là, e Olimpia ( si chiama così!) è un motivo in più per portare i figli allo stadio e sono fiji de na mignotta romanista quelli che dicono che noi l'animali li trattamo male e bla bla bla e ancora bla bla bla! Ma che cazzo!! Io allora l'ho detto al tassinaro: possibile che 'sto qua parla da mezz'ora dell'aquila?! E quello sapete che m'ha risposto? 

- De che? Boh, non stavo ascoltando!

e me la fai sorbire a me?!?! Ma vaffanculo tu, la Lazio, la Roma e i tifosi senza ritegno!

( Poi ha detto che sarebbe più contento se la Roma andasse in serie B anziché la Lazio vincesse il campionato. Era una considerazione che faceva l'altra sera con un gruppo di amici aquilotti al bar sotto casa. Sportivoni!! )


martedì 12 ottobre 2010

E comunque ieri

Asserzione Empatica ha compiuto un anno. Sì, me n'ero dimenticato anche io, non sono proprio un papà perfetto, ma vorrei che Asserzione sapesse che gli voglio bene e gli chiedo scusa se spesso l'utilizzo per sfogarmi o usare un linguaggio troppo volgare per un bambino. So che Asserzione Empatica ringrazia tutti voi per le sbirciatine che ogni tanto gli date...e anche io.

È una vineria un po' invernale,

ma andiamoci lo stesso, è molto carina e si sbevazza divinamente... Ci sediamo e tra tutte le bottiglie di vino c'è un libro, il Codex Seraphinianus di cui ho messo qualche immagine qui un po' di tempo fa (potete scaricare il pdf qui). No, prendilo, non l'ho mai sfogliato dal vero, è introvabile! Ci sono solo poche copie che costano 600 euro o più e la seconda ristampa, uscita per la mostra di Milano e New York di qualche anno fa, è una vera rarità. 

iniziamo a sfogliare il codex (che ha anche una dedica) e spieghiamo di che  si tratta a un paio di amici attavolati con noi; ci lanciamo in descrizioni mistiche di Luigi Serafini, autore schivo e poco conosciuto (ingiustamente) dal grande pubblico. Un genio assoluto che ha inventato un universo parallelo, con animali, fiori, oggetti e personaggi bizzarri, scritto in una lingua incomprensibile. 

L'oste si avvicina e ci dice: «Ragazzi, attenti a quello che dite perché l'autore è qui». Sì, col cavolo che ti crediamo! Non prenderci per il culo! «Vi dico che è qui!». Ci giriamo e c'è un signore con la faccia da artista, vestito da artista, con l'aria da artista. Lei è Serafini?!?!

Era lui. Una probabilità su un miliardo, ci pensate?! Era timido, un po' imbarazzato dal nostro fervore (soprattutto il mio e di G.). Si è avvicinato al tavolo, ha preso il libro e ci ha spiegato alcuni disegni.  Quando è andato via ancora non ci credevamo. Intanto il proprietario è arrivato e ci ha portato dei bicchieri e una bottiglia offertaci da Serafini. Un galantuomo, un vero genio. Non siamo riusciti a ringraziarlo, vorrei farlo ora.

(Un culo pazzesco)

giovedì 7 ottobre 2010

Non so che mi succede

o chi mi succeda..in che cosa poi?! So chi vorrebbe seccedere (o secedere? Non sa se cedere, piuttosto) e poi si fa offrire le code alla vaccinara, l'abbacchio e ci ricambia con la polenta - che si chiama così perché ci vuole una vita a digerirla, è un po' lenta - (ma poi che scambio è?!) fa finta di gradire, dice due cazzate la cui metà non si capiscono e se ne va lasciando gli ospiti a bocca asciutta, a pasta asciutta e a gola secca. Quella no, perché se se magna, figurati se nun se beve... 

Eppure gli alemanni dovrebbero piacere a questa gente qua; gli alemanni sono come i crucchi, questo Alemanno qui poi ha avuto anche passioni non del tutto rinnegate da crucco! Ma infatti è l'altro che non piace a noi altri che piano piano iniziamo ad avere anche un'idiosincrasia per il verde.

Guarda, se inizia a farmi odiare il verde a 'sto giro faccio un casino. Il verde poi, non venitemi a dire che da voi innevati, annebbiati, infreddoliti, c'è il verde. Cara, hai visto la mia cravatta verde? No perché se la trovi, buttala per favore. 

- tesoro, ma ti piaceva tanto!

- Sì, mi piaceva, ma uno di quelli là ce l'ha uguale uguale, spiccicata!

Da oggi solo cravatte bordeaux, il colore del sangue dei vinti e del vino bono.


 

lunedì 27 settembre 2010

Se guardi il fondo del bicchiere, inspirando con rassegnazione decisa, la verità ti sembra più vicina

- Quante vite dobbiamo vivere prima di dire di averne vissuta per davvero almeno una? Con quanti molteplici noi dobbiamo rapportarci prima di conoscerci e, probabilmente, disprezzarci? Personalmente credo che sia nato prima l'uovo e poi la gallina si sia sviluppata in autocoscienza. Perché non mi stai a sentire? È interessante come concetto, pensaci bene.

- Mah, non lo so. Te l'ho detto, non mi interessa

- Come non ti interessa? Possibile che non ti rendi conto che il tuo essere io è soltanto una trasposizione mal riuscita del tuo vorrei essere io? Un brutto remake americano di un film di successo trasmesso anni fa. Ecco, perché non accetti il fatto che siamo soltanto quel che rimane di una  pagina ingiallita di qualche rotocalco o magazine alla moda?

- Senti, ora basta. Dovresti uscire, stiamo chiudendo, sono le 3 del mattino e il mio essere io deve prendere uno stramaledetto notturno che mi porterà a casa solo fra 40 minuti. Se va bene.

- Ok, non ci vengo più in questo locale. E avete pure la spocchia di chiedere una tessera "culturale" all'ingresso. Bah. Ingiallita, ricorda, ingiallita!! Ma se ti accompagno a casa, mi ascolti!?

- No, te la do, ma non mi rompere più le palle con queste stronzate da blogger sfigati!



... ;-)
 

venerdì 24 settembre 2010

Pronto, qui Carabinieri

- Abbiamo ritrovato il suo Aprilia ad Aprilia

- Davvero perdavvero?!?! Siete ridondanti, ma grazie grazie!!

lunedì 20 settembre 2010

Ricordo di Firenze

Risalendo da via de'Neri stavo attento a non staccarmi troppo dalla parete perché altrimenti quel diluvio infernale mi avrebbe travolto, ancor prima di quel deficiente in Mini che ha attraversato piazza del Grano guidando come se non ci fosse un domani. Praticamente c'ero solo io che vagavo alle 5 del mattino. E mi sembra giusto, c'era una bufera, ma ero contento, a me piace camminare approfittando del riparo delle vetrine, dei portoni e delle sporgenze, lassù in alto, quando nessuno ha il coraggio di farlo. Mi piace da morire camminare con l'acquazzone. A un certo punto intravedo un riparo tra i più degni che mi sia capitato di incontrare nelle mie peregrinazioni temporalesche.

Il porticato degli Uffizi, deserto, illuminato da una leggera luce bianca e tutta la vista su piazza della Signoria che si faceva sciacquare dalla pioggia. Ero lì che me la godevo tutta, approfittando anche della pausa per riprendere fiato dalla corsa e cercare di strizzare il maglione che già era caduto a 20 millimetri da una pozzanghera ricca di vita.

Ed ecco che vedo una cosa meravigliosa. Ma non me ne accorgo subito. Lui e lei ridono sotto la pioggia - lei a dire la verità si ripara sotto un porticato - e mentre ridono, ecco che lo fa: via il maglione. Che cretino penso. Un americano ubriachissimo che si bagna, si ammalerà. A questo ho pensato, ingenuo, ma soprattutto sprovvisto di brio. Poi via anche il pantalone e i boxer e additando il David, la copia esterna, ne imita la postura fiera e sinuosa, nudo più della statua. Fermo per qualche secondo si lascia fare una foto, io realizzo, prendo il cellulare, ma è troppo tardi. Non riesco a scattare.

Si riveste, si abbracciano, si baciano e vengono verso di me con risate complici da fare invidia non lo so a chi - sicuramente a me.

-"Please, do it again, I didn't take you!"
- ehehe, good night!

Buona notte, buona notte a voi.



lunedì 13 settembre 2010

Riscaldamento locale

Sebbene sia abbastanza sensibile ai problemi dell'ecologia ho smesso di dar retta alle persone che parlano continuamente del fenomeno del riscaldamento globale, ma soprattutto non credo più a chi mi dice che i ghiacci si stanno ritirando. Non è vero e posso provarlo.
L'altra sera, tornando a casa ho scostato i prodotti disposti in prima fila sullo scaffale più in alto del frigorifero e ho notato che, non solo i ghiacci non si ritirano, anzi, avanzano in maniera preoccupante ed esponenziale al contemporaneo abbassamento delle tacche (no, la manovella non è rotta), ma hanno addirittura preso vita propria e iniziano a fagocitare prodotti e barattoli abbandonati al loro destino:  aiutarmi a creare la penicillina in casa e venderla al mercato nero.


Ho una diapositiva e se l'avete già notata scorrendo la pagina verso il basso per vedere quanto era lungo il post e calcolare l'eventuale possibilità di leggerlo senza perdere troppo del vostro preziosissimo tempo da internauti frenetici e insoddisfatti, siete i soliti frettolosi e avete rovinato tutto!








Ora che devo fare? Aspetto che il ghiaccio si faccia strada fino alla porta della cucina per poi frantumarlo e aggiungerlo ai gin tonic durante una festa sotto forma di granatina oppure sbrino tutto distruggendo l'unico caso sulla crosta terrestre di aumento della calotta polare e magari futuro habitat per sfortunati orsi bianchi in cerca di una casa e antipaticissimi pinguini con la voce di Fiorello? Non rischio mica di ritrovarmi Alberto Angela a casa vero? A quel punto preferirei Licia Colò. 

Anzi potrei farlo crescere, polare la cucina di orsi popolari (sì, è voluto) e una volta invitata Licia Colò, sbrinare, farla ubriacare con cocktail freschissimi per poi possederla su un tappeto bianco dalle vaghe forme animali.



giovedì 9 settembre 2010

Rimedi della nonna di Luke Skywalker

Inclinando la testa e favorendo l'accesso nella narice di un erogatore spray, mi sono sparato una soluzione sterile ipertronica che nasce dall'acqua di mare prelevata nella baia di Saint Malo, in Bretagna, costantemente purificata da continue maree capaci di ossigenare un'acqua naturalmente ricca di sali minerali e oligoelementi. 

Ho risoffiato via una cozza. Viva. 



Lei l'ha usato ed è rimasta incinta perché tra i componenti c'è anche dello sperma nettuniano conservato nell'ampolla di un marinaio slavo imbarcato 21 mesi fa; non so dove lo trovi tutto questo sperma "nettuniano" che vende. Mah!

martedì 7 settembre 2010

Stelle cascanti, domande ai passanti

Immaginate (pausa ricca di enfasi), cosa succederebbe se la stella di una costellazione qualsiasi esplodesse o si spegnesse? Quali sarebbero le conseguenze sull'astrologia? Quel tipo brizzolato che assomiglia a Bigazzi, ma non è lui; quello col nome strano che fa libri/inserto su autorevolissime riviste come Gioia o Eva3000, verrebbe licenziato? Sarebbe il caos dal parrucchiere, è inevitabile. La signora che fa le carte a piazza Navona dovrebbe iniziare ad aggiornarsi? E a me, che degli astri non frega niente, inizierebbe a importare qualcosa? Non credo.

In ogni caso se fosse mai possibile che durante la nascita di un bambino il suo carattere venga influenzato dalla spinta attrattiva del nucleo della Terra in rapporto a Marte che sta in Urano - o se gli dice bene, una volta ogni tanto entra in Venere - oppure dalla costellazione del Toro, (quello che nei Cavalieri dello Zodiaco perde sempre, ma proprio sempre), perché è nato a maggio e una stronzissima stella esplode e cambia i connotati della costellazione in questione, il bambino, mi chiedo, ha più o meno possibilità di scopare appellandosi solamente a un buon utilizzo delle  doti  caratteriali acquisite? 
 

E mi chiedo, il bambino nato nello stesso momento in cui sono nato io - e ce ne sarà uno nel mondo - devo cercarlo per capire se anche a lui rompono i coglioni con questa storia della personalità doppia perché è dei gemelli oppure, magari, è la reincarnazione di un monaco tibetano e allora mi chiedo, perché non lo sono io!?

E se esplodesse la stella polare? 

So' problemi!!
 



Branko, si chiama Branko, branco di ignorantelli che credete a queste stronzate!

lunedì 6 settembre 2010

È facile smettere di fumare, se sai come farlo

e se non sei un torturatore professionista, uno sbirro cattivo, un'attrice teatrale insoddisfatta della propria vita sentimentale o Humphrey Bogart. Voglio dire, c'è gente che è costretta a fumare per il ruolo che ricopre nella vita - è un dato di fatto.

Pensate al torturatore di cui sopra; ha bisogno di soffiare il fumo in faccia al tipo stremato sulla sedia di fronte quando gli fa una domanda alla quale l'altro si ostina a non voler rispondere. Allo stesso modo sempre lo stesso torturatore non lo lascerà mai andare senza un paio di bruciature, suvvia, è una questione di stile, di rispetto delle basi elementari della categoria.

L'attrice poi, se non fosse così, Laura Morante non lavorerebbe. E ho detto tutto. Humphrey Bogart nemmeno, con l'aggravante che il vecchio Humphrey non avrebbe mai nemmeno scopato. Perché se mi venite a dire che Humphrey Bogart è bello m'incazzo.

E io comunque non smetterò, non ce la faccio. Il tipo che ha scritto sto libro, che è anche il titolo del post, scrive troppo male. È ripetitivo, scontato, noioso e ti tratta come un deficiente, non perché fumi, ma perché non capisci il sottile umorismo inglese che lo contraddistingue e che 11 milioni di detentori di copie vendute nel mondo hanno mal compreso. Un po' come Beppe Severgnini.

Ah, anche se sei un condannato a morte e stanno per spararti una raffica di proiettili infischiandosene di quella parete bianca nel paesello messicano. Che fai, non te la fumi l'ultima sigaretta?
- «Un ultimo desiderio»

- «Vorrei una caramella Pip»

Non funziona, su!!

domenica 29 agosto 2010

Odio l'estate



Trattasi di approccio cauto al rientro

venerdì 30 luglio 2010

Carico e scarico

Sarà che il cricetino che fa funzionare tutto è andato in vacanza; sarà che la battuta del cricetino è scontata; oppure può darsi...il cricetino; sarà invece che i pannelli solari che alimentano la batteria al litio a ricarica termo nucleare sono andati a farsi benedire proprio quando avevo finito le quote di ammortamento...

Fatto sta che la batteria del mio cellulare non vale più un cazzo.

Ma un cazzo!

Sono obbligato a caricarlo ovunque mi trovi, un po' come Rob, l'amico di Allen in "Io e Annie", che entra nei posti e dice "puoi trovarmi al 555 e bla bla bla...". Dice proprio e bla bla bla - almeno nella versione pakistana sottotitolata in swuahili che ho visto l'altra sera...


- Buon giorno signora, vorrei provare quel paio d'occhiali in vetrina...ah, mi scusi, avrebbe per caso un caricatore Nokia? Sì, di quelli con la punta piccola, sì, proprio quelli. Grazie mille signora. 

Provo gli occhiali, ne vedo altre 15 paia e poi, recuperata una tacchetta: bè, grazie signora, scusi, eh. Gli occhiali dice? No, non li prendo, grazie!

- Un caffè per favore e un bicchiere d'acqua, mi raccomando! Ah, avrebbe per caso un caricatore...?
Perché sono seduto ancora qui e non ordino nient'altro? Vabbè, sì, lo so, mi scusi...mi ridia il cellulare e vado via. Grazie e scusi ancora!
- Ciao Gian, bella casa complimenti, molto accogliente. Dove posso trovare una presa? A che mi serve? Ho qui il cellulare...bè sì, porto il carica batterie con me, esco e prendo le chiavi, il portafoglio, il telefono e il carica batteria. Allora lo metto lì, eh! 

Grazie Gian e scusa, non volevo interromperti mentre facevi la cenetta romantica, davvero, non sapevo. Ne ho approfittato dici? Ma se non ho detto niente? Ah, ti dà fastidio se ti guardo mentre mangi con la tua ragazza? È una donna sposata? Ma va!? Ah, non lo sa nessuno!? Hai capito! Ok, ok, vado via, no, il tuo vicino non mi apre più ormai...Mia madre dici? Bè dai, non essere scurrile. Sì, se mi fai recuperare un'altra tacchettina la chiamo e vado da lei...

- Buoni i gamberoni, eh?! Gian li fa buonissimi...Sì, aspetta, ora me lo puoi dare il tuo numero...

Conosco un sacco di gente nuova però.

venerdì 23 luglio 2010

Napoli prima o poi

Nella programmazione della seconda serata di Rai 1 questa sera gli autori si sono veramente superati.  No dico davvero; per scriverla c'avranno messo sì e no 11 minuti - intervallati solamente da un torneo di freccette, uno di strip poker e una gara di scoregge flambè, vinta dal piccolo Tony di 8 anni - nella grande famiglia Rai da 2 -

In una carrellata volante e annoiata ho beccato "Napoli prima e dopo". Coppole, catenazzi, crocifissi -  Uè uè - camicie nere attillate sotto vestiti color panna acida o blu elettrico dai bottoni bianchi madreperalti - un altro paio di Uè fratè - Camicioni sgargianti stile hawaiano e canzoni incomprensibili "interpretate" da stelle emergenti della musica partenopea. Presenta Pupo!

Pupo - che di napoletano ha avuto solo un mastino di peluche regalatogli dalla fidanzata lo scorso anno - mi ha fatto pensare che forse il programma sarebbe stato simpatico alla fine.

Dico alla fine perché per quei 20 secondi in cui mi sono inorridito - Ramona Badescu canta o'Sarracino - mi sono detto: forse si chiama "Napoli prima e dopo" perché a un certo punto Pupo si farà esplodere in mezzo al pubblico con un quintale di tritolo nascosto sotto il parrucchino e un altro paio di chili celati dentro i tacchi. 

Prima

boom

dopo.

Non credo che finirà così, purtroppo. Ammettete però che sarebbe stato simpatico, un vero colpo di scena degno dei migliori botti napoletani, palloni di Maradona e tric trac. Io non ho niente contro i napoletani, sono loro che ce l'hanno con me imponendosi da sempre con la loro napoletanità. Davvero non ho niente, uno dei miei migliori amici è napoletano. Non ho niente contro di loro. 

CE L'HO CON LA RAI, CAZZO!

martedì 20 luglio 2010

Asserzione Empatica

è passato ufficialmente in modalità "Estate"


Grazie a Nigel per il contributo "abbiamo una diapositiva di come me la polleggio a bordo fiume"

lunedì 19 luglio 2010

Gli autisti sognano pecore a diesel

Fai un viaggio di 650 km in macchina - solo come un cane - e nessuno ti ha ancora chiamato al cellulare. Che gli frega, sono tutti al mare...

C'è un caldo bestiale e l'aria condizionata ti sta stritolando la gola come la morsa di un serial killer o di quello là che scopa a morte la tizia sul tavolo da riunioni in Sol Levante. - proprio in quel modo -  solo che a te non piace. Allora ti fermi in autogrill, per mangiare un gelato, ma prima entri in bagno e ne scegli uno a muro. «Me lo incarti che lo porto via».

Appena inizi a fare pipì ecco che - ovviamente - il telefono inizia a vibrare, ma tu non puoi rispondere.

Il tizio affianco ti guarda come a dire: ragazzo, c'è qualcosa che vibra mentre fai pipì, non so se sei fortunato o hai un'orrenda malformazione e ti hanno dovuto impiantare un marchingegno elettrico che permetta alla tua urina di defluire - tipo scarico di sentina per capirci - e ora è in funzione. Interessante in ogni caso.

Ha pensato a questa cosa, glielo si leggeva in faccia a quel camionista polacco. Che fantasia che hanno questi ragazzi!

- Era mamma al telefono -

mercoledì 14 luglio 2010

L'importante è saperselo dire

- Se io c'avrei uno di quelli per le mani...

- Se io avessi

- Cosa?

- No, dico, se io Avessi uno di quelli per le mani.

- Ce la spaccassi anche tu la faccia de merd che si ritrovano, ne?

- Gliela Spaccherei, semmai

-Semmai cosa?! Cosa semmai?!

-Semmai perchè è giusto dire così

-Bravo! Quei là so' gnurant, se lo meritano, mica come noi che discesiamo dai lungubàrd!

- ...



L'immagine di Thorgal è stata gentilmente scovata e concessa da miss Dizaon e visto che nessuno era capace di metterla tra i commenti, l'ho appiccicata qua, posticcia. Il Lumbàrd è quello a destra, Thor il terrone quello a sinistra. Gli altri chi sono, orde di extracomunitari? Gruppi di venditori porta a porta di Kirby? Certi Celti certi? E poi, la figa con gli occhi chiusi? Non mi dite che è l'Italia. Forse è Giulia, quella di Ken Shiro. Boh.  

lunedì 12 luglio 2010

L'afa la fa

Sto pensando ad una di quelle serate in cui tutto fila liscio. 

Io e te - e anche quella tua amica bisessuale che faceva la modella e aveva detto che avrebbe pagato per passare una notte con noi due insieme - Facciamogliela fare gratis. 

Una serata fatta bene: immagino triclivi, e grappoli d'uva, pesche succose, capretti che odorano d'oriente. Brocche piene di vino, di bollicine ghiacciate; calici e coppe d'argento appartenuti a imperatrici lussuriose e regine schiave della propria passione.

Tuniche di seta - preservativi di lino, che sono più freschi - E poi pensavo a bracciali d'oro tintinnanti durante il piacere, collane dal sapore dell'argento e della storia. Lunghi capelli che profumano dei vostri umori. 

Ecco come vorrei la nostra serata domani,

Ma anche una pizzetta va bene...io porto le birre. 


«Il post è frutto di un'allucinazione tipica del deserto durante le ore del meriggio. L'impossibilità di muoversi con la leggiadria per cui l'autore è famoso in tutta la rete e la costrizione umidifera da liquido amniotico in cui tutti noi sguazziamo, porta a tali esternazioni puberali, degne di ataviche masturbazioni inattuabili per i motivi sopra elencati. Ma anche no