domenica 28 febbraio 2010

Inserimenti

C'era questo personaggio che era abbastanza interessate nel suo modo di fare. Appariva all'improvviso nel romanzo, diceva due o tre cazzate e poi se ne andava. Ti restava addosso però il suo profumo, rimaneva il sentore che qualcuno di importante fosse passato di lì e non soltanto un carattere marginale di un più ampio racconto. Le tracce sparivano quasi del tutto, ma un lettore attento avrebbe potuto ritrovarle. 
Si tratta di quei personaggi che gli autori decidono inconsciamente o meno di incarnare e rendere vivi. Quello è il genio, ma come si fa? Ma soprattutto, come si fa a scrivere un romanzo in cui inserire, tra gli altri, un personaggio del genere? Dico, come si scrive un cazzo di romanzo??

Questo post fa cagare, lo so. Non infierite

mercoledì 24 febbraio 2010

Lo sapete che quel "verzo" dell'altro post

è un errore di diztrazione no? Lo sapete che la ezze è proprio sotto la seta. No perchè io la scuola l'ho fatta. L'ho costruita con mio padre nel 1998, si trattava dell'elementare Arnaldo da Brescia, giù in Molise. L'abbiamo costruita insieme io e papà, poi lui finalmente s'è preso la licenza ed è potuto diventare maturo, dopo è caduto da un albero, ma questa è un'altra ztoria. Io poi, che andavo con i preti. Non volevo farlo ma loro insistevano e insistevano: dai su, non fa male se non ci pensi. E allora mi hanno mandato al seminario, ma io di semi e culture (prima che capite questo giochino di parole ci vuole la maturità al linguistico. Sì, è facilissimo) non volevo certo saperne niente allora tiravo dritto fino al bordello giù in paese, in Molise. Lì al bordello c'era una puttana che voleva insegnarmi a disegnare o almeno diceva così perché nei miei schizzi vedeva un certo talento. 
 Tiravamo dritto io e l'autista del pullmino. Certe tirate di prima mattina, ancora non me le zcordo. L'autista era un bravo ragazzo. Di quelli che proprio sembrano nati per fare un altro mestiere, di quelli che non devi stare sempre seduto e nessuno ti può parlare perché è vietato, manco fossi Morgan. Voleva fare l'autista di camion lui, era ambizioso, voleva girare il mondo. Sì, voleva correre talmente tanto veloce col suo camion che voleva fare come Superman quando voleva far tornare in vita quella troietta di Lois Lane, così stupida che non riconoscerebbe il pene di un nero da un bambino di 4 anni. E in effetti è difficile, più o meno hanno la stessa stazza e spesso non li riconosci soprattutto se anche il bambino ha la riga in mezzo, proprio come il povero Clark, che d'altronde è un cazzone.
Quanta roba ci siamo sparati io e il mio amico L'Autista. Ora che siamo cresciuti mi rendo conto che forse c'era rimasto un po' troppo sotto a quella colla vinilica corretta con miscela e un altro paio di idrocarburi: dai come fai con un camion a far girare la terra nel verso opposto? Ci vuole minimo minimo una macchina da corsa. Ah, ve l'ho detto che si chiamava L'Autista Giovanni e tutti lo prendevano per il culo? Soprattutto i preti.

Nota per i fissati dei cavilli legali e dei perfezionisti onanisti:

Mi scuso per aver citato Arnaldo da Brescia, nessuno lo conosce, ma forse vive sul Lungotevere e si fa i cazzi suoi. Mi scuso anche per aver detto che Lois Lane è una troietta. In realtà è un troione: vedi tu se per scoparti una devi avercelo d'acciaio. Per quanto riguarda il Molise invece, è inutile che googlate, non esiste, come non esiste questa battuta. No, non esiste in milioni di altri posti, non l'avevate mai sentita: l'ho inventata io.

Nota per i fissati delle battute su Molise, per i molisani permalosi e per gli abbruzzesi che ne rivendicano la proprietà, soprattutto ora che non sanno dove andare:

Questa nota non esiste.

lunedì 22 febbraio 2010

Superficialismi cronici

Mettiamo le cose in chiaro: se vai ad una festa in maschera devi per forza entrare nel personaggio che stai interpretando, altrimenti non vale e ti confermi una fighetta del cazzo che va in un locale milanese tutta fatta di coca.

Se sei vestita da Squaw per esempio e io mi avvicino a chiederti se ti va di cacciare un lupo insieme e addormentarci scaldati dalla pelle che tu scuoierai mentre io mangio la carne che tu estirperai e in parte metterai a seccare (sai, per l'inverno) non ti devi incazzare nè essere schifata. Non puoi, il tuo status non te lo permette.

Allo stesso modo, se sei una deficiente, ma pretendi di essere originale vestendoti da foca bianca e io mi avvicino con fare sicuro, ma guardingo, devi lasciarti domare, restare in piedi con una palla sul naso e se sei brava vinci un pesce. Anche lì, non puoi prendertela e rimanere allibita per i miei tentativi.

Poi c'è quell'altra che vuole fare la fata turchina sexy (per giunta) perché fare solo la fatina alla sua età  sarebbe stato ridicolo più di quando lo faceva a 11 anni. Qui, anche tu mia cara, come puoi adirarti, tu che sei buona per definizione, se io vengo da te e ti dico un sacco di bugie sulla tua classe, intelligenza e simpatia e poi ti confermo che per uno strano caso sto mentendo sì, ma a me non è che sia proprio il naso a crescere?

No, perché se non si entra nel personaggio è inutile che facciamo le carnevalate ambrosiane e ci lanciamo i coriandoli in faccia e nel drink (mortacci vostri).

Però io vestito da maniaco sessuale annoiato con tendenze per il gioco cosplay ero uno schianto. Non mi avete valorizzato, sono molto offeso.

domenica 14 febbraio 2010

Giapposto il II

Stavo pensando che questo non e` un blog di viaggio, non e` uno di quelli in cui simpatici backpackers si aiutano vicendevolmente descrivendo con minuzia di particolari posti, luoghi, cibi e altre cose che intresserebbero a nessuno se non a chi fa lo stesso viaggio, leggendo la stessa guida Lonely Planet del cazzo. Si`, esiste anche una guida del cazzo, si chiama "manuale del punto G, quello Giusto: la guida per non perdersi nei meandri del mondo ignoto".

Ma torniamo a noi, visto che la mia schiera di lettori e` rappresentata da questa categoria, posso affermare di scrivere solo per me stesso, in quanto la sopracitata categoria e` frutto di una mia fantasia bella e buona.

E io infatti il Giappone lo voglio scrivere per me e basta, fermo restando che per non sentirmi proprio solo, solissimo, mi rivolgero` ad un terzo, sperando che abbia un computer. Ebbene computer in giapponia non se ne trovano mica tanti. Non scherzo, uno arriva qui e dice: cazzo siamo a giappolandia, ci saranno computer ovunque e tutti sapranno fare delle fotografie perfette che quando chiedero` di farmene fare una con M. saranno tutte stupende. Intanto non sanno fare una cazzo di foto, sono i numeri a dirlo grazie a 10 richieste...tutte fuori fuoco, mosse o che cmq fanno schifo. Saranno i soggetti ad essere brutti, che ne so. E poi i computer, su quello stanno avanti. Non ce ne sono in giro perche` hanno dei cellulari prodotti su un altro pianeta. Stanno sempre co sto coso in mano e lo spizzano tutto il tempo. In metropolitana 9 persone su 10 stanno facendo qualcosa con il telefonino e il decimo desidera farlo ma non lo fa perche`...che cazzo ne so perche`?. Se chiedi un`informazione qualsiasi, anche tipo, "dove cazzo siamo?" loro googlano alla velocita` della luce e te lo mostrano sul display. Si` te lo mostrano, non te lo dicono, perche` non sanno una parola di inglese. Nemmeno una cazzo! Si parla a gesti, come ai deficienti.

L`altro giorno, il secondo per l`esattezza, siamo andati a Nikko, come le macchinine Gig. Non so se le fanno la`, abbiamo provato a chiedere ma non siamo riusciti a farci capire, nemmeno con un sonoro "bruuum, bruuum!". Insomma, Nikko sembra Ovindoli, c`era un botto di neve e una nebbia fittissima. Abbiamo dormito in un ryokan pazzesco in mezzo al bosco e la mattina all`alba ci siamo sparati un bagno termale nell`onsen all`interno del ryokan. Poi siamo andati in giro a vedere i templi e i santuari di Nikko, motivo del viaggio.Gita interessante. In treno c`era una comoda moquette che permetteva di stare scalzi e comodi, talmente comodi che ci siamo addormentati e abbiamo perso la coincidenza che nessuno ci aveva detto di prendere. Ci siamo svegliati, fuori c`era neve ovunque e impanicati siamo riusciti a farci spiegare quale treno riprendere e dove cambiare. Alla stazione di arrivo del cambio ci aspettavano tutti perche` il controllore li aveva avertiti. Qui, qui, prendete questo! Non ce l`hanno detto, ma urlato in giapponico mentre gesticolavano. Di notevole a Nikko ci sono le 3 scimmiette originals e 6 tra templi e santuari. Uno e` incredibile in mezzo ad una foresta di alberi giganti. Per arrivare in cima si salgono delle scale incredibilmente scivolose, impervie e altissime che le mie Clark hanno affrontato con sorprendente baldanza. E` piovuto ininterrotamente, ma ne e` valsa la pena. La sera del terzo giorno siamo tornati a Tokyo e abbiamo bevuto cosi` tanto che non mi ricordo quasi niente, forse e` un bene a dire il vero.

venerdì 12 febbraio 2010

Gia`pongo il Giappone, I

Ho un sacco di cose da dire, ma preferisco andare per ordine, senza iniziare dall`ultima esperienza finita mezz`ora fa: mangiare il sushi piu` buono che abbia mai assaggiato in un ristorantino microscopico al mercato del pesce dopo aver assistito all`asta dei tonni giganti. Sono le 8.30 del mattino, sono sveglio dalle 4.30 e finalmente ho un po` di tempo per ragguagliarvi..

Allora, la scrivo come me la sono appuntata. A rigore temporale.

"Sono in aereo, mancano 11 ore all`arrivo, un`eternita`. Sono molto emozionato ma non quanto pensavo di essere. Sicuramente l`impatto del Giappone, una volta a Tokyo sara` fortissimo. Purtroppo M. ha voluto prendere dei posti ala e no si vede niente. Peccato. Intorno ci sono dei giappa semi\interessanti. Una coppia di rocketari, lui con un Borsalino beige. Indossano dei jeans della stessa marca con dei rinforzi zigrinati sulla coscia. Saranno carissimi; no mi piacciono. Bevo un orrendo vino rosso. Il libro di Morozzi, Blackout, non mi piace moltissimo, sono indeciso se vedere un film oppure sonnecchiare. Vedo un film. Almeno penso di vedere un film, perche` mancano 7 ore ancora all`atterraggio e non sono riuscito a far funzionare il video: i monitor della nostra fila sono tutti rotti. Che culo. Quanto sto rosicando da 1 a 10? In modo esponenziale man mano che il biondino con l`accento tedesco due file davanti alla mia strizza le possibilita` del suo display piu` di quanto si possa umanamente immaginare . Avra` visto 3 film, giocato a chissa` quante stronzate e ora ha scelto una playlist musicale. Mi spostero`. Ho provato, invano, a farmi mettere in business, "sa, vista l`empasse", ma niente.

Intanto si viaggia verso la notte, nella notte; lo schermo con le informazioni di volo ha sempre avuto una fascia nera ad indicare il lato scuro dell`emisfero. Arrivero` di mattina e non avro` visto la notte, anzi e` sempre stata notte fuori dal finestrino...che mostra solo una lunga fottutissima ala. Il biondino ha un`amica: non e` un granche` sul viso, ma con un corpo da favola. Potrei mostrargli quanto sia deplorevole perdere tempo a vedere film e fare stupidi giochini e...ma chi prendo in giro, sono un rosicone pazzesco: voglio vedere un film, uno qualsiasi, anche uno di Moccia!

Comprero` una matita e disegnero` dei profili. I giappa hanno dei profili meravigliosi, magici: i capelli lisci  che scendono lungo il volto, i nasini tondi e le gote spigolose. Ah, si`, hanno anche gli occhi a mandarla. M. dorme da ore, dovrei preoccuparmi? Continuo ad ingollare ettolitri di Nastro Azzurro. Ettolitri. Spero di intontirmi e finalmente crollare, ma non succede. Penso a cosa dovremo fare una volta arrivati. Io vorrei fare il Giappone dei bambini, quello delle sale giochi, dei videogame, dei manga e dei cosplay (i vestiti dei cartoni e dei fumetti): insomma, una Giappolandia pedoporno. Lui invece vorra` fare il viaggio organizzato della signora del Rotary alla volta del tempio buddhista. Per fortuna la sera torna in se`.

E` il jetlag che ti fotte. Fuori e` quasi l`alba, la prima del pianeta quest`oggi. Siamo su Beijing e mancano ancora 3 ore e 37. Dicevo, il jetlag ti fotte piu` di quanto immagini. Una volta atterrati siamo andati in un albergo che avevamo preventivamente prenotato. Ho dormito tutto il pomeriggio, ma prima ho mangiato dei noodle con tempura buonissimi in un posticino da cartone animato fuori dalla stazione di Ginza. Per ordinare bisognava pagare fuori, inserendo i soldi in una macchinetta su cui non c`era nemmeno una scritta in inglese o quanto meno con caratteri occidentali. Un tipo ci ha aiutati a selezionare la nostra scelta. Credo fosse gay in realta`. Ci ha raccontato che andra` in Italia a breve. Raccontato e` un paroloe in Italia a breve. Raccontato e` un parolone, piu` che breve. Raccontato e` un paroloe, piu` che altro ce l`ha gesticolato. Ancora non ho incontrato l`ha gesticolato.

Succhiare lo spago e` complicato. Molto complicato."

venerdì 5 febbraio 2010

Riti

Quel tavolino un po' defilato, non troppo lontano dal fungo nè troppo vicino.

-Un black label per favore, con un cubetto di ghiaccio-

Bene, tiri fuori la pipa, il tabacco Holger danske, quello aromatico, e inizi. Con calma. Perché ci vuole cura, è un rito, dicono tutti, e hanno ragione. Il primo pizzico di tabacco non si pressa, il secondo si pressa un pochino e il terzo, l'ultimo, si schiaccia per benino. Come l'evoluzione dell'uomo, una specie di mito della sfinge applicato alla forza: la prima manciata la mette un bambino, poi un uomo e infine un vecchio, che ha bisogno di metterci più forza. 

Tabacco sistemato. Perfetto. Ora l'accensione del braciere. Il whisky intanto è arrivato... Dicevo, il braciere.

Si accende piano e in modo omogeneo, una boccata e ci si ferma. Lo faccio. Con un pressino schiaccio il tabacco che si è sollevato con la prima accensione. Riaccendo e tiro. Sono soddisfatto. 

Ora il whisky. Faccio un bel sorso. Poi un altro. Poso la pipa e mi sparo una bella sigaretta che proprio mi ci voleva dopo tutta questa fatica. Pace e bene.

giovedì 4 febbraio 2010

Super non eroe

L'aria fuori era frizzante, di quel frizzante che ti si rinfaccia, l'atmosfera era grigia, fumo di Londra, ma non era Londra e non c'era nemmeno fumo. La fitta nebbia si diramava, per quanto la nebbia si possa diramare, giù in fondo alla valle dove scorreva una fiume semi secco come il Martini di un tipo che una volta aveva l'accento scozzese e ora ha i caratteri somatici di uno del Kgb.   

Ma arriviamo al punto. Punto che si mette alla fine, appunto.
Insomma, il nostro aveva camminato per ore e si era pure dovuto svegliare prestissimo per essere il più discreto possibile. Eccolo lì, tutto accigliato, forse perché era arrivato finalmente sul ciglio del burrone, direttamente dal giaciglio che aveva lasciato ore prima. Rocce appuntite affioravano senza profumo né nettare dal fiume, ma si vedevano a stento perché erano a più di 200 metri dal bordo della gola che è vicino alla punta della lingua ( per questo nessuno riesce a ricordare come si chiamasse quel posto).

Si guarda intorno. Come fa non so, ma ci riesce. Vuoto e desolazione da tutte le parti.

1

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Trattiene il respiro e si lancia nel vuoto.

La parete rocciosa scorreva velocissima a pochi metri da lui, mancava veramente poco allo schianto.

- E' fatta - pensò sorridendo...

Ma manco per niente! Come un rapace afferra un topolino nella prateria, così qualcosa o qualcuno acchiappò il quasi estinto a pochissimi centimetri da una pietra aguzza.

Non c'era riuscito; era ancora vivo. Anche questa volta uno dei super-eroi che abitano il mondo in cui si era ritrovato dopo il più classico degli esperimenti scientifici andati male l'avevano salvato. Contro la sua volontà era sempre lì, vivo e sano come qualsiasi uomo o animale vivo e sano, non per forza come un pesce.

Erano quasi 5 anni che provava a togliersi la vita. Non ce la faceva davvero più. C'era sempre qualcuno che lo afferrava al volo, che bloccava la pallottola con la mente, con il controllo sul metallo, con la telecinesi oppure con il potere di trasformare il veleno in limonata o in champagne, i proiettili in fiori, i cannoni in cannoni, le bombe in bombe alla crema, un po' come MacGyver, ma meglio! C'era chi col super olfatto aveva spento il gas dopo pochi secondi di fuoriuscita; chi invece aveva creato muri di gomma per salvarlo da schianti stradali, chi aveva teletrasportato l'auto e l'aveva fatta passare attraverso una parete o un olmo lungo la via del mare.

Purtroppo era l'unico uomo veramente umano e senza super poteri che abitasse quello stramaledetto pianeta. Potete immaginare quanto la vita fosse incasinata per lui. Per esempio era costretto a prendere l'autobus per spostarsi, ma autobus non ce ne stavano perché agli altri non servivano e altre quotidianità che per lui erano un casino mentre per gli altri una cazzata oppure erano fatte a misura di super uomo e per lui erano complicatissime. Una vita di merda insomma.

Una volta era stato salvato accidentalmente grazie ad uno strozzato grido d'aiuto. Da quel momento la sua vita fu segnata perché il super eroe che l'aveva tratto in salvo si era sentito realizzato. Di quella realizzazione che non aveva mai provato perché non gli era mai capitato di dover salvare qualcuno. Insomma in pochi giorni si era sparsa la voce e praticamente tutto il pianeta aveva iniziato a stare dietro al nostro poveretto. 

Che ne so, doveva accendere una sigaretta e subito arrivava l'uomo torcia che l'accendeva per lui, la donna coi raggi X che lo aggiornava sulla condizione dei suoi polmoni e c'era tutta un'altra schiera di super rompi coglioni. Doveva stappare una birra e qualcuno correva a farlo per lui: super  forza, telecinesi, deformazione del vetro e del metallo. 

Lo tartassavano.

Ma non è tutto. Quelli avevano pure iniziato a litigarselo: "oggi è giovedì, toccava a me, tu lo salvi il martedì e non rompi le palle".

Insomma ecco perché da allora aveva dedicato tutta la sua vita all'annientazione di quest'ultima. Un paradosso sì, ma provate a immaginare di vivere con la costante sensazione che ci sia qualcuno che ci osservi, ci giudichi e non veda l'ora di poterti aiutare. Mi vengono in mente dei casi simili in Italia, ma non fino a questo punto.

Qual è la soluzione al suo caso? Proviamo ad aiutarlo a suicidarsi in modo insalvabile magari...Come fareste?

mercoledì 3 febbraio 2010

Avatar

Ecco, dunque, Avatar...da dove incominciare?
Dal trailer di Alice in Wonderland che c'è prima probabilmente. Ecco sì, da lì: fichissimo!

Il resto è ok, ma non basta a fare un casino pazzesco e a far dire a Spielberg che non "usciva dal cinema con questo spirito dai tempi di Guerre Stellari" perché perdonatemi, ma lì almeno c'era una storia, ed era pure pazzesca!

Qui la storia la si capisce appena lui si trasforma in Avatar e becca la tipa. La si capisce subito quando il colonnello sale sul robot, già visto in qualche altro film tra parentesi, e lo si capisce subito quando a lui inizia a prendere strabene, cioè SUBITO! 

Effetti speciali sì e blablabla, niente da dire per carità, ma è anche costato un casino. Sembra un videogame e questo ci piace, non sia mai, ma non facciamone un caso cinematografico così importante per favore. A parte l'idea molto bella del contatto tra i Na'Vi con animali e piante  sacre attraverso l'estremità della coda e della natura stessa intrecciata in una fitta rete di connessioni, il resto è veramente una mera manciata di immagini digitali, di action movie anni '90 e niente più.

Insomma, come l'ha definita un mio amico, è una "cazzata spettacolare".

I miei dubbi sono soltanzialmente 2 se escludo il desiderio di sapere che fine faccia lo scienziato/cazzone/eroe dell'ultim'ora/altro avatar.

UNO, ora ci toccherà pagare sempre 12stramaledettissimi euri ogni volta che vorremo vedere un film perché saranno tutti in treddì?
DUE, L'elicotterista, nonchè Ana-Lucia di Lost (che oh oh, ricomincia proprio stanotte) alias michelle rodriguez, riuscirà mai a fare una parte veramente femminile? No, perché secondo me è abbastanza bona.
 

martedì 2 febbraio 2010

TomTom

Ci sono quelli che le indicazioni stradali le danno apposta sbagliate, perché sono bastardi o perché soffrono di qualche trauma infantile in cui probabilmente qualcuno, mandandoli a fanculo non era stato troppo chiaro.

E poi ci sono quelli che sono lì solo per questo, che altro non aspettano che poterti dare un'indicazione.

-Senta scusi, mi sa dire dov'è il Policlinico?
-Come? Aspetti, mi avvicino - diceva? - 
-Il Policlinico, sa non sono della zona
- Ah, ma è facilissimo. Scusi, ma da dove viene lei?
- Da fuori, mi dice dov'è il Policlinico per favore?!
- Vada sempre dritto, poi non alla 2a, nè alla 3a, all'altezza di corso Trieste o di viale Regina Margherita gira a sinistra. Però non può andare a sinistra perché è infrazione, allora si butta a destra, fa l'inversioncina e si imposta per andare dall'altra parte della Nomentana. Faccia attenzione però perché ci sono i vigili, e sa, lì rompono sempre le scatole, si ricorda di quel deficiente che ha ammazzato quei due poveri ragazzini in motorino? Bè, da quel momento, la via è controllatissima. Giustamente aggiungerei, perché è pericolosa davvero. 

Il guidatore inizia a sfrizionare, a guardarsi intorno, cercando un modo di scappare

- Dicevo: Insomma lei attraversa la Nomentana e prende via Regina Elena lì va sempre dritto, poi dopo una rotonda va ancora dritto e vedrà che se lo ritrova quasi davanti o comunque ci sono le indicazioni. Tra parentesi, da quelle parti c'è un fioraio che ogni giorno ha dei bellissimi mazzetti di fiori di campo che vende a soli 5 euro. Di questi tempi è difficile trovare certa qualità ad un così basso prezzo. Sono profumatissimi. Se va al policlinico magari deve far visita a qualcuno, quale migliore occasione per portare un omaggio floreale che non sia banale. Il vecchietto è simpatico e molto gentile.

Sì, ok, allora vado dritto e dopo giro giusto?

Sì va'...ma dove scappa? Signore?? Non le ho spiegato dove le conviene parcheggiareeee!!

lunedì 1 febbraio 2010

Chatroulette

La nuova frontiera della perversione e della solitudine si chiama Chatroulette. In pratica è una pagina con uno script semplicissimo in cui bisogna soltanto accettare di mostrare la propria webcam o no. Dopo si clicca su Start e inizi a connetterti con una serie di persone che sono online: giri appunto una specie di  roulette virtuale (termine assai inflazionato per descrivere fenomeni interattivi di cui non si capisce bene il meccanismo). Premi next ogni volta che il soggetto non ti interessa, cioè ogni 2 secondi. I frequentatori abituali sono onanisti esibizionisti, giapponesi silenziosi made in Taiwan, americani sballoni, nerds, geeks, maniaci internazionali, ragazzette annoiate (molto poche) e curiosi che non hanno il coraggio nè l'esigenza di restare a chiacchierare allora premono subito Next.  Peccato.
E' una cosa da pazzi perché le persone collegate sono migliaia e hanno tutti voglia di parlottare e mostrarsi a degli sconosciuti. Si tratta di un fenomeno sociale molto interessante di cui nessuno fa cenno - probabilmente perché da noi non è ancora conosciuto - ma che in realtà è rappresentativo di internet e della solitudine che crea, del bisogno di interagire pur restando a casa e blablabla e ancora blablabla...

Sono spaventato e allo stesso tempo affascinato. In pratica ci sto già a rotella.