venerdì 14 aprile 2017

Per una volta il Wifi del Frecciargento funziona

E quindi eccomi qui. Sono connesso, iper connesso tutto il giorno, ma il paradosso è che pare io non abbia mai tempo per fare una cosa che mi piaceva da morire: scrivere su questo blog.
Ora sono in treno e come ogni volta ho dato una chance al wifi di Trenitalia sapendo già che non avrebbe funzionato e sarei dovuto ricorrere al tethering del cellulare. E invece funziona, cavolo!

Il treno è sempre una straordinaria occasione per osservare i comportamenti di questa bizzarra specie che è l'uomo viaggiatore. Intanto il viaggio cambia enormemente se si viaggia da sud verso nord o vice versa. Cambia ancora di più se si tratta di un treno che ha fatto scarpetta partendo da Reggio Calabria ed è diretto a Bolzano. Lassù! Pensate, è il mio caso. Sui treni che partono da Roma e vanno in su sono tutti iper connessi. Armato di cuffiette e laptop, il viaggiatore medio che fa parte della specie dei pendolari lavoratori si fa i cazzi suoi. È chiusissimo in qualche serie tv o foglio excel. Anche se viaggia con colleghi o amici c'è qualche gentleman agreement sottinteso che fa in modo che tutti loro dopo pochi minuti dalla partenza siano legittimati ad alienarsi. Al limite tra l'antipatia ed il rispetto reciproco. Che bravi.

I viaggiatori del sud invece parlano. Hanno un sacco di cose da dirsi. Il che è bello, per i primi cinque secondi in cui dici: «oh, che bello» Pausa. Poi basta, però. Alcuni guardano video sul cellulare, ma lo fanno senza cuffie. Altri, siccome spesso viaggiano in gruppi numerosi, si alzano e stando in piedi bivaccano facendo comunella al posto degli altri. E indovina dove sta il tuo posto? Che te lo dico a fare. Ti offri di fare a cambio per lasciarli parlare in pace, ma «no, figuratevi, ora me ne torno di là che c'è mia moglie, mia cugina, mia suocera...». La prego, rimanga qui, mi state dando un sacco di materiale per scrivere cose che non leggerà nessuno e per farmi venire un leggerissimo senso di nausea mentre lo faccio visto che il treno è in ritardo e sta andando più veloce di quanto avevano previsto quei simpaticoni degli ingegneri di trenitalia quando hanno progettato un treno che fa venire il mal di mare. Che geni, se ci pensate.

Saranno gli stessi ingegneri che hanno implementato il sistema Wifi che funziona a singhiozzo. Non è funziona a tratti, funziona a tratta. Nessuno sa quale.
Oppure sono gli stessi ingegneri che hanno deciso di far scendere solo un piccolissimo filo d'acqua dal rubinetto nel bagno e un soffio di donna al posto dell'asciugatore. Mai riuscito ad asciugare completamente le mani. Bella l'immagine del soffio di donna.
Saranno gli stessi che hanno messo la presa di corrente tra i due sedili, proprio all'altezza del polpaccio per permettere meglio alla gamba di urtarci e piegare il caricabatteria? Sicuramente sì.

Sono diventato una fighetta intollerante. Cosa mi sarà successo? Sono sempre stato una fighetta intollerante, a chi voglio darla a bere!
Non inizierò una litania sul come si stava meglio quando non c'erano tutte queste tecnologie. Di quando si viaggiava con il treno a vapore proprio come fanno in Calabria o in Sicilia perché in Calabria ed in Sicilia so per certo che non sono contenti di avere ancora la diligenza come nel far west. Parlano tantissimo, ma lo fanno soprattutto per lamentarsi:

- «...va piano, puzza e poi guarda, non c'è neanche un controllore!!!!!!»
- «Ma perché, tu hai il biglietto???»
- «No, ma che c'entra!»

E allora cosa? Forse dovrei riprendere questa cosa del blogger. Fa bene. Faceva benissimo. È uno sfogo; uno sfogo sulla pelle: ti rimane per un po', ma è il frutto di un bagordo che ti è piaciuto fare, probabilmente e che rifarai.
No, stai pensando ad una malattia venerea adesso. LEVATELA DALLA MENTE!

Un momento intimo non solo per chi scrive, ma anche per chi legge che decide di ritagliare un attimo della propria giornata per andare a vedere le stronzate che vengono in testa ad uno come me. Ma esci, no! Nooo, stai qui, dammi qualche soddisfazione.

E allora eccomi, signori e signore, sono qui e s'ignorino l'identità, le motivazioni, le ragioni, i nessi linguistici, i valori fondanti. S'ignori la grammatica - talvolta - ed anche la sintassi che quella fa bene solo a chi sa cos'è. Chissà cos'è che mi spingeva a delirare. Chissà perché non l'ho fatto più. Ho avuto un senso di vuoto senza sapere cosa fosse. Ecco, forse è questo...

a bientôt amici baschi, riprendiamo a parlare di rivoluzioni teoriche.


Nell'immagine un gruppo di siciliani partiti nel 1894 alla volta di Torino e fotografati tre giorni fa in Abruzzo. Ce l'hanno quasi fatta!