La Gelmini e la Brambilla hanno firmato un protocollo d'intesa per stanziare 6milioni di euro alle scuole ch vogliono fare una gita nei luoghi della memoria durante le celebrazioni dell'Unità d'Italia. E fin qui tutto bene, anzi benissimo.
C'è solo un problemino, ma ino ino.
(Dimenticavo, le mete devono essere scelte tra quelle proposte dall'Unità Tecnica di Missione per la celebrazione dei 150 anni dell'Unità d'Italia nella sezione: I luoghi della memoria, che trovate qui)
E indovinate, potete andare a visitare la lapide commemorativa a sosta di Garibaldi nel comune di Castrocaro, il pannello in ceramica raffigurante i moti cilentani vicino Salerno, il Caffè Pedrocchi di Padova, in cui si possono vedere, pensate, i fori dei proiettili austriaci; una qualunque delle decide e decine di statue raffiguranti l'eroe dei due mondi. Ma nella lunga lista non compare nemmeno uno di quei paesi del centro Italia e del meridione che sono stati saccheggiati, rasi al suolo, bruciati dall'esercito piemontese. Non c'è nemmeno un percorsino nei luoghi dei genocidi di massa, dei massacri, delle violenze a donne e bambini. Dell'uccisione indiscriminata di migliaia di briganti resi tali dalla corruzione dei colonnelli borbonici da parte di Garibaldi, di Vittorio Emanuele e di Cavour con i soldi dell'Inghilterra.
Non c'è nemmeno una riga su Gaeta, l'ultimo assedio a Franceschiello con i cannoni puntati sui civili, uccisi senza ritegno da uno dei tanti grandissimi condottieri piemontesi insignito dalla medaglia al valore. Che valore!
Non sono borbonico, monarchico nè antitaliano, figuriamoci, ma visto che ormai si sta facendo luce su tantissimi fatti nascosti dalla storia in questi 150 anni che danno spiegazioni più che esaurienti sull'attuale questione meridionale e sul moderno federalismo, credo che i ministeri e i comitati tecnici dovrebbero avere il buon gusto di indicare anche i luoghi della tragedia ai danni di civili indifesi.
Non stiamo qui a fare analisi macroeconomiche sull'impoverimento delle casse del sud per favorire quelle del Piemonte, del Veneto e della Liguria, nemmeno sulla grande massa di deportati - sì, deportati - o sugli emigrati forzati oppure sulle fabbriche chiuse e trasportate al nord o sui tributi a carico dei meridionali per finanziare la battaglia in meridione. Sì, avete capito, Vittorio Emanuele impose una tassa ai meridionali conquistati per ripagarsi alcune spese della conquista stessa!
Però, per la miseria, se si parla di memoria, almeno cerchiamo di ricordare tutto.