Proprio no! Io vorrei tanto sapere chi l'ha decisa questa roba della scarpetta, che è maleducazione. Posso capire che se metti la faccia nel piatto e lo lecchi avidamente, come se non ci fosse un domani, davanti ai genitori della tua ragazza durante il primo invito a pranzo ricevuto a casa loro, non è il massimo, ma suvvia, una spazzolatina. Delicata, con stile. Con un pezzettino di pane da intingere al volo e mettere in bocca. Non parlo mica di quelli che sul piatto ci fanno il velodromo e fanno girare il pane come quei ciclisti che sfidano la forza di gravità correndo a 100 all'ora intorno alla pista. Quello lo fai a casa, direttamente nella padella.
C'era questo ragù bianco, pieno zeppo d'olio (di qualità) e di tartufo - quintali di tartufo - ed è stato lì che ho messo in discussione l'intero sistema del bon ton. Questa storia del bon ton e di Lina Sotis* che si crede sto cavolo la trovo insopportabile, poi. Io Lina Sotis vorrei vedere se a casa, in solitaria, non se la fa una bella scarpettata. Lina Sotis il pane ce lo mette proprio in ammollo nell'olio secondo me. E se non lo fa, non sa davvero che si perde.
Io non sono mica sicuro che monsignor Della Casa, quando ha scritto il suo "Galateo overo de' costumi" (con una V), agognasse al taglio della mano del reo scarpettaro in pubblica piazza. Non penso proprio. A dire il vero sono sicuro che in quell'abbazia nel 1558 non si facesse affatto precetto di non godereccità, ma ci abbuffasse alla grande, ringraziando il Signore per il cibo. Insomma, lasciare la roba nel piatto, secondo me era ed è pure peccato.
Tutta questa storia credo invece sia una roba inventata da un celiaco o da qualche ciccione che in fase di riproposizione del manuale originale stesse seguendo una dieta povera di carboidrati. Solo una persona del genere, con evidenti problemi sociali o fisici, potrebbe decidere di bandire la scarpetta dalle tavole felici. Sarebbe come dire, che ne so, da domani il pane e nutella lo mangi con le posate, altrimenti sei un super tamarro che non merita rispetto, nè attenzione e sei pure brutto e tutto quello che mi dici ti si ritorce contro e specchio riflesso se rispondi. Ah, buzzurro tu e chi non te lo dice con una mano alzata in equilibrio sul piede sinistro mentre viviseziona la rosetta nutellosa in questione con la stessa difficoltà con cui è costretto a sbucciare un'arancia o una banana. BUZZURRO!
*Che poi, chi si professa portatore sano di educazione e apostolo della parola nata per rendere la vita degli altri «più sopportabile» (come recita la descrizione del libro della signora Sotis) è un maleducato, a prescindere. Immagino la Sotis andare in un villaggio africano a portare del cibo a dei bambini affamati perché l'associazione di donne annoiate di cui fa parte, quest'anno ha raccolto una bella sommetta grazie ai dolci natalizi e dire loro, «ragazzi, per rendere la vita dei vosti amichetti più sopportabile, dovrete mangiare con dei libri sotto le ascelle e un dizionario di greco sulla testa. Almeno per i primi pasti».